Assumiamo un bel ‘pragmatico’; l’innovazione può attendere.
Che succede al nostro futuro? Che succede a noi viaggiatori/astronauti tanto impegnati a scoprire e costruire questo non luogo? Che succede ai nostri strumenti del pensiero? E, cosa ne è della rivoluzione digitale? (per la verità al momento, è poco più che una rivolta di quartiere). Che succede se affidiamo le nostre vite ad un PRAGMATICO?
Sul dizionario troviamo che
Un pragmatico è una persona che ha una visione del mondo speciale, nella sua mente ogni fenomeno è spiegato attraverso la logica e il materialismo.
Sarà per questo che nelle nostre aziende e nelle istituzioni si sente in continuazione dire che quando le cose vanno male c’è bisogno di un uomo pragmatico, uno ‘speciale’. Niente di più sbagliato, niente di meno utile! Sarebbe decisamente meglio e più realistico pensare che,
quando le cose vanno male, c’è bisogno di persone per niente pragmatiche.
L’uomo pragmatico è un uomo abituato alla mera quotidianità della pratica, sa come funzionano le cose abitualmente.
Un pezzo di legno è un pezzo di legno e, anche se parla, è buono per fare una gamba di un tavolino o come legna da ardere.
Se la sola cosa che hai è un martello, alla fine il mondo ti sembrerà un chiodo
parole di Bernard Baruch . Le persone e le organizzazioni non possono pensare di progredire senza immaginare soluzioni creative nei momenti di cambiamento, altrimenti è naturale che diventino tese e ansiose. Non sono certo i pragmatici a trovare queste soluzioni. Purtroppo quando siamo ansiosi, il nostro livello di creatività, quello che nell’accezione popolare ti guida fermamente fuori dalla tempesta, può crollare a zero.
Probabilmente serve invece un pragmatico dissacratore. Dire la verità dentro l’Azienda, può diventare una faccenda decisamente pericolosa e si potrebbe ricevere in cambio un veloce esilio per aver osato esprimere la propria opinione. In pratica, mancano le voci fuori dal coro, quelle di persone capaci di muoversi all’interno di un sistema, spesso intriso di ambiguità, senza lasciarsene coinvolgere, e abili nel guardare con distacco i fenomeni ed essere irriverenti. In ogni momento c’è bisogno che qualcuno ricordi che il capo non ha i vestiti addosso. Ed è qui che i pragmatici hanno il sopravvento: mai sbugiardare il re di turno. Il pragmatico, in fin dei conti, è un totem da esibire anche contro la paura.
La paura, il fascino per Frankenstein o per un robot è, in buona parte, legato al desiderio di capire il nostro futuro.
La nostra creatività si esprime continuamente nell’immaginare, nel popolare questo luogo. Avere un futuro è qualcosa di estremamente importante, vitale per tutti noi. Tutto quello che progettiamo ha a che fare con il futuro, e quello che viviamo nel farlo è un misto di gioia e di paura. Abbiamo molta paura di essere condannati a una certa esistenza per cui siamo continuamente impegnati a pensare a noi stessi nel futuro. Paura, si, proprio questo il motore dell’innovazione, del progresso
- La paura della morte e della distruzione è ciò che ci spinge a migliorare le cose
- Senza la paura delle malattie non ci daremmo da fare per scoprire le cure
- La paura dei russi ci ha mandato sulla luna
- La paura del buio ha portato all’invenzione della lampadina
La paura di non aver un domani e quella che ci assicurerà un futuro
Tutto questo è escluso ad un pragmatico che invece tenterà solo di cancellare, di eliminare la paura, di ristabilire uno status quo ‘vecchio’ della sua esperienza.
È impossibile, scriveva A. Einstein, inventare qualcosa di nuovo basandosi sull’esperienza.
La politica si affida ai pragmatici da sempre ed attribuisce grande valore a questi personaggi. Sono l’ancora da usare per risollevare le sorti di un’Azienda, di un Paese. No! Sono semplicemente la zavorra che ci vuole ancorati al passato. Sono semplicemente i conservatori di un sistema politico/tecnologico che cerca di sopravvivere a sé stesso. In fondo: un bel gruppo di lavoro pieno di pragmatici è proprio quello che ci serve: una zavorra capace di portarci sul fondo in tempi brevissimi. Questi si che sono i veri resilienti. Resistono a tutto e si fanno sempre trovare pronti quando è il momento.